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Clik here to view.Care Amiche,
ho in mente questo articolo da settimane, senza trovare la forza o il tempo per scriverlo.
La mia rubrica è rimasta a lungo silente, così come non ho scritto nulla per la rivista del Bambino Naturale…. questo perché, come qualcuna di voi saprà, la mia vita è stata sconvolta dall’improvvisa morte di mio marito il 4 giugno scorso.
Era una giornata normale, un pomeriggio come tanti, quando ci siamo velocemente salutati perché lui doveva andare a giocare una partita di basket. Genitori contro figli, la partita di fine anno.
Un saluto molto frettoloso, neanche un bacio… erano in ritardo.
Andrea faceva i capricci.
La macchina va via e lui non è più tornato.
Una fibrillazione ventricolare lo ha ucciso sul campo.
Fine.
La vita, come la conoscevamo noi, come la conoscevano i nostri figli, in quel momento si è fermata.
La mia famiglia non era più quella di prima.
E’ stato come finire sotto una valanga.
Per giorni non riuscivo a capire cosa fosse giusto fare, pensavo solo che volevo piangere.
Ricordo solo dolore, dolore nel vedere i miei figli soffrire.
Dolore nel doverlo dire ad Andrea
Andrea, il bambino che ci ha fatto capire quanto fosse importante essere genitori consapevoli.
Il bambino per il quale ho lasciato il mio lavoro, per il quale ho fondato NaturalMamma, doveva affrontare da piccolissimo (neanche sei anni) un dolore più grande di lui.
Questo pensiero mi tormentava, così come mi tormentavano le sue parole “Mamma perché mi è stato vicino per così poco tempo, non è giusto”.
Non che il dolore di Antonio fosse inferiore o meno ingiusto, anzi.
Per questo mi sono blindata nel mio silenzio e ho affrontato a testa bassa la nostra tragedia.
E ho provato a rimettere assieme alcuni pezzi del puzzle, scoprendo che infondo quel puzzle era ancora lì ed era quasi intatto.
Ho capito che quello che semini, l’amore che dai nei primi anni di vita, sono fondamenta indistruttibili per un bambino.
Ho compreso che il carico enorme di sicurezza che assieme, Angelo ed io, non sarebbero svaniti a causa della sua assenza fisica.
Infatti i miei figli hanno recuperato serenità subito, pur nella sofferenza non si sono sentiti smarriti.
Il padre è assente solo nel senso letterale della parola, ma la sua presenza permane nelle nostre vite.
E non mi riferisco ad una presenza mistica o trascendente, ma ad una presenza tangibile e quotidiana.
Nell’educazione che abbiamo scelto, nei percorsi che abbiamo iniziato.
Due bambini tanto amati, tanto rispettati e tanto seguiti conservano anche nei momenti più difficili la consapevolezza di avere il sostegno dei genitori e la tranquillità del quotidiano.
Angelo mi ha dato questa enorme lezione, il suo “esserci” sempre va oltre la vita e la morte.
E io, modestamente, sto cercando di imparare da lui.
Ottimizzando al meglio i tempi (quante volte ne abbiamo parlato) ora che tutto è più difficile… cercando di sdoppiarmi quando è possibile, imparando a farmi aiutare e a delegare.
E a volte a rinunciare a fare qualcosa, anche se desidererei farla.
Farò molta fatica a trovare il tempo di aggiornare questa rubrica, che necessita di tempo e di “mente sgombra”…
Spero mi perdonerete Image may be NSFW.
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A presto
Luisa Maria Orsi